martedì 26 giugno 2007

TFR

Oggi sono in ambito previdenziale.

Siamo vicini alla scadenza del TFR, altro enorme pasticcio dei nostri governanti (ricordarsi sempre che la legge è di Berlusconi).
Naturalmente prevedendo questa legge nuove entrate per lo Stato non è oggetto di revisione come tutte le altre del precedente Governo (tipo scalone per intenderci).

Stanno per fare un bel pacchetto regalo a tutti favorendo sindacati (che gestiscono i fondi pensione contrattuale) e banche/assicurazioni, che poverette stanno perdendo sottoscrizioni ai loro fondi da quando la gente si è accorta che il business lo fa la banca e i rendimenti sono uno schifo rispetto al costo.

Se volete saperne di più, compresa la petizione per il rinvio consiglio la lettura di TuaPensione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io la faccenda del TFR la vedo malissimo.

Il TFR nacque per provvedere di un capitale chi si ritirava a vita privata, dopo il periodo passato a lavorare. Si obbligavano i lavoratori a risparmiare qualche cosa per la vecchiaia. Una sorta di "tesoretto" privato, obbligatorio. Penso che si trattasse di una lodevole iniziativa, andata avanti praticamente immutata per svariati decenni, fino ad oggi. L'azienda tratteneva un tot dalla busta paga, lo rivalutava (poco, ma con certezza), e alla fine liquidava il tutto al lavoratore. In caso di insolvenza dell'azienda, risponde l'INPS (con funzioni, in questo caso, diciamo così assicurative).

Ora si dice che questa pratica paternalistica e da Libro Cuore deamicisiano, è obsoleta e, in sostanza, da buttare. Gli Italiani non sono più dei semianalfabeti cui si deve provvedere una sorta di tutela bensì devono essere ritenuti in grado di pensare a sé stessi ed al loro futuro. Quindi li si obbliga a scegliere una differente allocazione del risparmio forzato.

La sostanza del discorso è tutta qui: dicendo che gli Italiani sono diventati evoluti e quindi in grado di pensare a sé stessi, e quindi deprecando implicitamente ed esplicitamente il vecchio, consolidato e abitudinario meccanismo obbligatorio, che tutti conoscevano come una sorta di dato di fatto, una pratica comune e costante, una certezza, si continua ad obbligarli ad obbligarli a risparmiare (dov'è finita la tanto sbandierata cultura economica del proprio futuro?), solo che li obbliga a dare i danari ad altri rispetto a prima.

Del tutto lecita, quindi, la diffusissima e radicata malfidenza del risparmiatore obbligato verso il novello meccanismo che, tanto per cambiare, è oltrettutto fumosissimo.

Prima il lavoratore aveva delle certezze: di ricevere IN UN UNICA SOLUZIONE un certo capitale a fine vita lavorativa. Sempre e comunque, anche in caso di fallimento dell'azienda per la quale lavorava, dato che in questo caso avrebbe risposto l'INPS.

I suoi soldi, poi, erano tenuti dall'azienda presso cui lavorava: psicologicamente un gran vantaggio, vista la piccola dimensione della stragrande maggioranza delle aziende italiane e la conseguente vicinanza, anche fisica, tra i dipendenti e gli amministratori dell'azienda.

Adesso il lavoratore di certezze ne ha poche: tra cui quella di NON ricevere in molti casi il capitale in un unica soluzione, ma al massimo il 50% del suo maturato, ed il resto in "comode rate" (per l'ente erogante, non per il lavoratore) vitalizie. l chè è a livello psicologico un potenziale furto. Mettiamo che il lavoratore muoia dopo un paio di mesi di vitalizio. Chi si tiene l'altra metà del suo maturato? L'Ente erogante, che in potenza si intasca buona parte di quanto accumulato dal lavoratore. Col vecchio sistema i suoi eredi avrebbero potuto contare sull'intero capitale, col nuovo?

E chi saranno questi enti eroganti? Si va da fondi appositamente costituiti da istituti bancari ed assicurativi e/o da joint ventures tra gli stessi, a carrozzoni sindacali. Insomma: figure che godono di ben scarso appeal tra i risparmiatori obbligati, abbondantemente e sostanziosamente, in decine di migliaia di casi, tosati nel recentissimo passato - per la loro quota di risparmio volontario e facoltativo - dalle note e brillanti operazioni Parmalat, Cirio, Bond Argentini e via di cristallina onestà bancaria cantando.

Si dice ai lavoratori che in nome di un "piccolo rischio" - tra cui annoverare quanto fin qui detto: mettere i propri soldi in mano a chi NON si conosce E' un rischio, nemmeno tanto piccolo - essi potranno ottenere rendimenti molto superiori a quelli - bassi ma certi per quanto di certo possa esserci in campo economico-finanziario- degli attuali fondi TFR aziendali.

Ne siamo certi? No, perchè i rendimenti netti dei fondi di investimento definiti più sicuri, non sono mica stellari, anzi. Per non parlare dei rendimenti di quei fondi contrattuali che già esistono, su cui anche trasmissioni come Report hanno avuto qualche cosa da dire.

Insomma: chi si vedrà beneficiato dalla manovra sono di sicuro gli istituti finanziari che si butteranno in questo business. Loro la certezza di raccogliere masse monetarie ce l'hanno di sicuro.

Anonimo ha detto...

E', questa del TFR sottratto, una brutta pagina per le conquiste dei lavoratori e anche per le imprese.

Anonimo ha detto...

Una sensazione: i TFR che andranno sui fondi di investimento potrebbero essere usati per comprare gli immobbili ormai invendibili che si vedono ovunque.

Uno modo per togliere la patata bollente alle banche e ai palazzinari e far pagare ai pensionati lo scoppio della bolla immobilare.

Da una parte una bella somma di liquidità da "investire in modo sicuro".
Dall'altra i palazzinari e le banche che non riescono a vendere gli immobili ai prezzi stratosferici a cui siamo ormai abituati...mi pare che ci sia di che preoccuparsi.