giovedì 11 febbraio 2016

Differenze di prospettiva

Si parla tanto di OTA, così odiate dagli albergatori.

Come potete immaginare viaggio abbastanza, sia per lavoro che per diletto, quindi mi capita abbastanza di prenotare alberghi.
Da anni uso uno dei principali operatori web, visto il numero di prenotazioni ho spesso anche accesso  a offerte speciali.

Il processo di prenotazione è integrato e velocissimo, la mail viene letta da gmail che me la mette in agenda, inoltre la giro ad un servizio che mi permette di organizzare i viaggi (e legge le mail programmando voli, alberghi ecc).

L'altro giorno dovevo andare in una albergo che come azienda usiamo abbastanza e col quale abbiamo contatto diretto.

Ero fuori per appuntamenti e, mentre ero al telefono per altre cose, chiedo ad una mia collaboratrice, che ha il contatto, di farsi dare il prezzo per la notte che mi serviva e mandarmi una mail.

Mentre sono in metropolitana a Milano ricevo la mail col prezzo, apro l'app dell'OTA, vedo lo stesso prezzo e con due click prenoto.

Il giorno dopo arrivo in albergo e neanche a farlo apposta mi fa il check in la persona che segue le prenotazioni.
Diciamo due cose e poi mi dice che si è stupita di vedere arrivare la prenotazione attraverso l'OTA "visto che il prezzo era lo stesso".
Io altrettanto stupito la guardo e le dico "guardi che proprio perché era lo stesso ci ho messo meno a fare la prenotazione con l'OTA" E intanto penso che avrei dovuto rispondere alla mia collaboratrice, che avrebbe dovuto a sua volta ritelefonarvi, conoscendovi le avrete chiesto il numero di carta di credito o la conferma ecc ecc
Lei mi dice "ma sa con l'OTA paghiamo le commissioni"
Non so se ha compreso la mia faccia che diceva "e a me cosa interessa?"
Poi lei si è messa a raccontarmi che hanno un sistema di prenotazione del gruppo (è un gruppo grande) con le offerte ecc ecc.
Le ho fatto presente che uso almeno 5/6 catene diverse e forse fare il giro di tutti ogni volta è macchinoso (password, utente ecc).

Insomma secondo lei se il prezzo è lo stesso io dovrei passare da loro.
Tralascio la motivazione "le possiamo cancellare la prenotazione" perché chi ha esperienza con le prenotazioni di alberghi sa quanto questo comporta spesso grandi discussioni.

Invece se il prezzo è lo stesso io uso il servizio che mi offre la migliore "user experience" che nel mio caso è il massimo risparmio di tempo e non finire in un cesso di albergo (le recensioni sono un buon filtro).
Se il viaggio non è "certo" uso alberghi che mi offrono la cancellazione prenotazione.
Vedo in due secondi le opzioni (colazione, tipo stanza) e posso filtrare i servizi (sono in auto e ho bisogno il garage, la palestra, il ristorante) e vedere la posizione sulla mappa, cosa che i siti delle strutture spesso richiedono navigazione e molto spesso non sono esplicite.

Insomma, cari albergatori, lo so che avete speso qualche soldino per fare un sito, magari con l'ultima news del 2013, quando è stato fatto, quando non, come ho visto recentemente, la pagina con "news di prova".
Lo so che il sito vi piace tanto, ma o il prenotare direttamente mi offre del valore aggiunto oppure vado dove ho il servizio per me migliore.
Nel mio caso il risparmio di tempo è basilare.

Datemi retta, ringraziate che gli OTA ci sono, che in cinque secondi vi danno visibilità e mi fanno prenotare. Perché non sono così sicuro che vi troverei se non ci fossero.
E come dice il mio amico Gianluca siete sicuri che gestione professionale del sito, della rete, sistema prenotazioni efficiente ecc vi costino meno delle commissioni dell'OTA?

venerdì 10 ottobre 2014

Risorse sprecate

So che pare strano ma c'è chi assume (noi) e quindi deve ricercare personale.

Una cosa mi ha colpito molto negativamente in questi giorni.

Alcuni anni fa (pre 2008) capitava spesso di trovare persone "choosy" come le definì la Fornero.
Che rifiutavano un posto se non aderente alle proprie aspettative.

Noi stiamo cercando junior con poche necessità di capacità se non alcune base.
I CV che abbiamo ricevuto sono in gran parte di persone con capacità ed esperienza ben superiori al necessario.
Va detto che siamo considerati azienda buona e affidabile quindi probabilmente questo influisce.

Anche noi, anni fa, avremmo scartato le persone troppo esperte rispetto alla funzione base richiesta.

Mi trovavo però nei giorni scorsi a considerare che molte di queste persone esperte sono a casa o in mobilità, e la domanda che mi facevo era "è giusto lasciare a casa uno in gamba perché è troppo bravo e assumere uno così e così?"

Non è cosa di facile soluzione, ed è una domanda molto triste, perché se queste persone davvero sono esperte ed in gamba, per la società generale (non solo per la nostra azienda) è uno spreco enorme che non siano produttive.
Ed è triste che la situazione attuale sia così difficile per chi ha sempre lavorato con impegno.

Certo, qualche collega potrebbe essere felice, possiamo forse pagare meno persone valide, ma per me è un po' come darsi le martellate nelle balle, perché l'ideale per la società è che una persona possa esprimere il proprio valore e guadagnare di conseguenza.

Alla fine faremo decidere a loro, spiegando bene la situazione, pronti naturalmente a lasciarli liberi se trovano qualcosa di meglio.

giovedì 21 agosto 2014

The end

E' solo in parte una citazione dell'uso dei Doors di Oscar Giannino, credo che il nostro paese sia praticamente finito e senza speranza.

Ma non è di quello che voglio scrivere.
Il mood della giornata è adatto ad un post che mi ripromettevo di scrivere da un po'.

Questo mio alias è finito.

Nasce nel 2005 il 22 settembre, data non casuale a pensarci (ok in anticipo di un giorno), spinto dalla lettura di un blog che seguivo allora: Fuorimercato, e come sfogatoio. Inizialmente senza una precisa linea editoriale (ammesso che io ne abbia avuta mai una) poi un po' si era specializzato sulle tematiche dell'impresa e lavoro, che mi sono più congeniali.

Sono passati quasi 9 anni e moltissime cose sono cambiate.
La mia vita è completamente cambiata.
La mia azienda, grazie alle scelte fatte negli anni 90 dalla mia famiglia, ha continuato a crescere ed ha passato la crisi di questi anni indenne, anzi direi rafforzata.


Devo moltissimo a questo blog, davvero.
Alcuni miei carissimi amici di oggi li devo a questo, altri sono più che amici e diventati soci.
Ho conosciuto persone interessanti, avuto mille occasioni di confronti, imparato molto.
La gestione e l'esperienza fatta sul blog, su Friendfeed, entrando tra i primi su Facebook e Twitter sono preziose anche sul lavoro.

Ho avuto moltissime soddisfazioni, apprezzamenti da molte persone e anche qualche insulto e minaccia, ma quelli si dimenticano.

Sono in fondo stato il primo a finire in prima pagina sui maggiori quotidiani con twitter che allora nessuno conosceva e oggi è nella firma di quasi tutti i giornalisti.

Non so se l'ho mai detto, ma fu grazie a Dario Di Vico che pompai un po' sulle assise.
Era uno dei primi giornalisti su twitter e mi seguiva da tempo, mi mandò un messaggio diretto dicendomi di fare l'insider, e io lo feci.

Non ne ho mai parlato ma dopo tutti questi anni posso farlo, nel tempo ho avuto molte offerte di scrivere sui siti di quotidiani (nazionali, molto, molto importanti), settimanali, TV, radio, qualche intervento l'ho fatto su riviste varie che accettavano restassi anonimo.

L'unica offerta che mi pesò "rifiutare" perché penso mi sarei divertito fu quella di un testa a testa con Susanna Camusso in un notissimo e seguitissimo talk show.
Per anni se uno scriveva "imprenditore" su google questo blog era al primo posto (il sogno di ogni consulente SEO).

Ma ho sempre preferito mantenere l'anonimato per sentirmi libero di scrivere, anche di persone che conosco, senza remore mentali.

Ma come si sarà capito nel tempo molti mi hanno conosciuto e a molti mi sono "svelato" (per lungo tempo anche la moglie e figlie erano all'oscuro di questa identità).
Moltissimi altri li ho incrociati (in alcuni casi come nel caso di Dario di Vico con divertentissime coincidenze che purtroppo non posso svelare) e con alcuni sono diventato abbastanza amico con entrambe le mie identità (si perché ormai io sono io col mio nome sui SN, anche se con meno follower :-) ) senza che sappiano.

La delusione per questo paese, o il fatto che intanto parlavo parlavo ma le cose erano sempre peggio mi hanno tolto un po' di voglia di scrivere, il tutto unito al mio cambio di vita.

Moltissime delle cose che ho scritto sono ancora attuali.
Ad oggi ad esempio Confindustria manca di una strategia sui SN e di un sito decente (li ha la Presidenza del Consiglio, la CIGL, non so se mi spiego).
Oppure i problemi in cui si barcamenano le PMI sono, se possibile, peggiorati.
E se quando iniziai a giochicchiare con i CV (mi sono sempre ripromesso di ricominciare e non l'ho mai fatto, se non via mail in privato con alcuni) il CV aveva l'obiettivo di migliorare il posto di lavoro perché "tirava" oggi, tristemente, il CV per molti, troppi, serve per cercare un lavoro perché lo si è perso.

Ho un po' di post iniziati e mai finiti, magari li finirò e pubblicherò, così come magari ogni tanto mi verrà la voglia di scrivere.
Ma credo che un ciclo sia finito.

the end

lunedì 10 marzo 2014

Il tempo passa

Questo blog è nato nel settembre 2005.
Per Internet una vita fa, quasi nove anni.

Nel tempo si è evoluto, è cambiato, si è fermato.

Nel tempo io sono evoluto, magari involuto, cambiato.
La mia azienda è cresciuta, come fatturato, del 40%, nonostante lo stop dovuto alla crisi internazionale.
La mia vita si è completamente trasformata. Sono naturalmente più vecchio.

Attraverso questo blog ho avuto soddisfazioni, tante, e qualche delusione (rarissime), ho conosciuto persone fantastiche, avviato nuovi business.

Alcune delle persone a cui oggi sono più legato e dalle quali ho imparato moltissimo vengono da rapporti nati da qui.
Alcune delle persone che erano allora "amici" alla prova dei fatti hanno mostrato ben altro.

Sono stato il primo a finire in prima pagina sui quotidiani italiani con Twitter  cosa per la quale devo dire grazie a Dario Di Vico, uno dei primi giornalisti con una presenza costante su Twitter e che mi spinse al live twitting.

Questo blog ha avuto momenti molto interessanti, la cosa più divertente e alla quale sono legato è stata quella della analisi dei CV che mi sono ripromesso centinaia di volte di riprendere.
Alcune previsioni purtroppo le ho azzeccate, altre, come sempre capita, no.

Oggi molte delle ragioni che mi avevano spinto all'anonimato sono cadute, non scrivo quasi più sul blog, twitto principalmente con nome e cognome, cosa iniziata tempo fa, anche se io ho molti meno follower di questo io.

A volte mi vengono ancora idee, ho diversi post in bozza, ma il tempo è sempre tiranno.

Questo post non ha una ragione vera, se non quello di fare sapere a chi mi seguiva che sto bene, sono sempre rompiballe e combattivo. E per fortuna continuo a fare questo mestiere.

Poi, boh, non si sa mai.


venerdì 6 settembre 2013

Etica di Stato


Perché il gioco d'azzardo si è le prostitute no?
Perché sigarette e alcol e non droghe leggere?

In fondo in alcuni casi la prostituzione è un servizio sociale, aiuta persone che non ne hanno la possibilità ad avere una vita sessuale. E ci sono persone che preferiscono il sesso a pagamento allo sforzo di trovarsi un/una compagno/a.
Certo, vale se chi lo fa, lo fa per libera scelta e non per sfruttamento e costrizione.

Quale grande differenza c'è tra una cannetta e ubriacarsi?
Che rischi per la salute porta una canna e quali una sigaretta?
Come sempre conta la quantità più che il fatto in se.
E non parlatemi del rischio del passaggio alle droghe pesanti, faccio parte di una generazione che ha lasciato sul campo dell'eroina una montagna di amici e conoscenti. Non tutti quell che fumavano sono passati all'eroina, anzi...
A tutti i cocainomani in grisaglia che ci sono in giro io continuo a preferire l'hippy che si fa la canna nei suoi vestiti colorati.

Invece viviamo in una società e uno stato sempre più invadenti e affamati di soldi (gioco e sigarette sono macchine da soldi) che decidono per noi, che ci considerano bambini da educare, incapaci di decidere.
Una società che nasconde la polvere sotto il tappeto, facendo finta che prostitute droga non esistano, combattendole in modi a volte di facciata.
Intanto abbiamo le strade piene di povere ragazze sfruttate e senza adeguate garanzie sanitarie.
Chiunque voglia comperare un po' di droga non ha certo problemi a trovarla.

Per me per esempio è enormemente più grave che si permetta il gioco d'azzardo che se fosse le gale la prostituzione.
Si sono un liberista selvaggio, anche per le scelte di vita.

Pensare che l'unico obbligo che porrei: "fare la doccia tutti i giorni per evitare certi puzzoni" non verrà mai approvata (anche diverse persone di potere la frequentano poco)

martedì 6 agosto 2013

Politica e debiti

Debito secondo la Treccani:
Obbligo del debitore di adempiere una determinata prestazione a vantaggio del creditore, consistente di solito nel dare o restituire qualcosa, soprattutto denaro. Anche la prestazione stessa, considerata dal punto di vista del soggetto tenuto ad adempiere. 

Quindi il buon padre di famiglia quando fa un debito sa che sta prendendo un impegno da onorare, e che qualcuno gliene chiederà conto.

Nella nostra vita quotidiana vediamo con che superficialità invece i politici e la politica trattino il debito.
Non a caso hanno costruito un enorme debito pubblico che come dice qualcuno "I got debts that no honest man can pay".
Perché?

Semplice perché chi fa il politico non è il Debitore, che sarà poi chiamato ad adempiere la prestazione.
Per allora sarà su un'altra poltrona, o se sarà sulla stessa troverà il modo di un ulteriore rinvio verso il successore.
Il concetto di debito come qualcosa da onorare (incluso quello morale delle promesse elettorali) non appartiene ai politici, proprio non fa parte della loro cultura. Anzi un po' di risorse in più fanno sempre comodo ai fini elettorali.

Peccato che poi con il cerino in mano ci restano i successori.
Che possono sempre aumentare un po' le tasse.

lunedì 29 luglio 2013

Scene di famiglia

Lui: Ciao cara, avrei bisogno della tua denuncia dei redditi.
Lei: Perché?
Sai per quelle cose della trasparenza, sai adesso sono Presidente del Consiglio
Non me ne importa nulla, sai che io a te la mia denuncia dei redditi non la faccio vedere
Ma cara, mi serve, se no non mi fanno fare il PdC
Ecco appunto, meglio che così poi stai più a casa, oltretutto non è che io mi fidi poi così tanto di averti PdC
Ma amore, ci tengo tanto lo sai, sono anni che mi preparo.
Sì, voi politici dite tutti così, come non vi conoscessi con tutti quelli che abbiamo in casa.
Dai, cara, tirami fuori sta benedetta denuncia dei redditi.
No a voi del governo la denuncia dei redditi non la faccio vedere, che poi mi tassate.
Ma amore, mi serve, davvero. Parliamo sempre di trasparenza.
Ma che trasparenza e trasparenza, sei il capo? Trova un modo no? Non sei tu che fai le leggi?
Si, ma
Senti con me non funziona, ti conosco da troppo tempo, fai come al solito, rinvia, dì che il problema è un altro, svicola
Ma amore
Su, forza un po' di creatività  non rinviare come al solito
Ma insomma
Discorso chiuso, non rompere. Piuttosto dimettiti e aiutami un po' a casa.
OK, troverò il modo.

Pronto xxx che faccio?

Eddai per così poco


mercoledì 26 giugno 2013

Bla bla bla bla

Il governo vara il bonus per i nuovi contratti.
Parla di 200.000 posti che nasceranno. Anzi, nasceranno nel testo non c'è, mi sa che è il titolista del Corsera che usa frasi ad effetto (lassativo).

bullshit

lo so che per chi è dirigista nell'anima o creazionista (entrambi ben rappresentati al governo) il lavoro si crea dal nulla.
Il lavoro invece si crea dal lavoro di altre persone: imprenditori, tecnici, venditori.

Il lavoro si crea mettendo chi fa impresa in grado di crescere, di competere. Non incentivando per qualche mese con quattro spiccioli le assunzioni.

Invece questo paese sta facendo di tutto per uccidere le sue aziende, il suo tessuto economico e produttivo, al fine di mantenere il livello di spesa (e di sprechi) della pubblica amministrazione.
Poi si lava la coscienza sui giovani, che continueranno giustamente ad andarsene in paesi più accoglienti, con il solito pannicello caldo temporaneo.

La svolta non si vede, e se all'estero i governi di grande coalizione sono serviti a fare le riforme, qui servono a garantire in modo incrociato i garantiti.

venerdì 5 aprile 2013

Uno Stato mafioso

Lo Stato andrebbe inquisito, da uno dei nostri solerti giudici star, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Uno Stato che non paga è uno Stato che favorisce la mafia.

Chi è in grado di aspettare i pagamenti per anni?
Credete che le aziende serie, capaci, innovative si diano come obiettivo un cliente che paga dopo anni?

No, le aziende che lavoravano con lo Stato sono fallite o stanno fallendo.
Le aziende serie smettono di partecipare agli appalti (oltretutto a prezzi sempre meno remunerativi).

Le uniche aziende che possono sopportare questa situazione sono quelle che non hanno certo bisogno delle banche per trovare i soldi.
Quelle che vendono con grandi sovrapprezzi (e almeno un settore mi viene in mente).
Quelle che non hanno problemi ad essere pagate perché una quota di quei soldi deve tornare a qualche funzionario.

Ormai con lo Stato che ci ritroviamo sono i miei stessi collaboratori a venire a dirmi "ma perché non ce ne andiamo?" disponibili a seguire l'azienda se si sposta all'estero.

mercoledì 3 aprile 2013

Ce lo meritiamo, che ci insultino

Anche quello del lavoro, si sa, è un mercato.
Con i suoi alti e bassi e con un prezzo che dipende dall'offerta.

Ma come ogni mercato per funzionare bene ha bisogno di regole adatte e credibili e di operatori corretti ed onesti.
Tralascio il discorso regole, i danni fatti da Fornero stanno esplodendo. Ne riparlerò.

Oggi me la voglio prendere con i miei "colleghi".
Voglio essere chiaro da subito, la schiavitù è stata abolita da parecchio, e c'è chi ha donato la vita per farlo.
Non è che la crisi profonda che stiamo vivendo che autorizza a reintrodurla.

Come altro definire offerte vergognose come uno stage full time a 200 euro al mese?
Sappiamo ormai bene tutti che lo stage, da opportunità per uno studente per imparare e vedere il lavoro da dentro, si è trasformato nel modo, per molti, di avere manovalanza a basso costo.
Ho sentito storie incredibili, nella mia vita, da stagisti che si occupavano di seguire i certificatori di qualità ad aziende con interi reparti mandati avanti di stagisti.
Nella comunicazione mi pare diventato una specie di standard.
Non a caso la battuta per chi frequenta twitter e i social network quando uno famoso fa una cazzata è "lo stagista di xy ha fatto una cazzata".

Mi spiace, sarò vecchio, fuori moda, troppo poco spietato per fare il mestiere che faccio, ma io mi ostino a pensare che le persone siano persone e come tali vadano trattate.
Mi rifiuto di fare lavorare per 10 euro al giorno un neolaureato full time, magari anche con orario allungato.
Mi rifiuto di credere che la promessa "stiamo valutando delle assunzioni" possa essere una scusa per sfruttare le persone.
Mi rifiuto di sfruttare la difficoltà, magari la fame, di una persona per schiavizzarla.

Siccome sono profondamente convinto che le aziende le facciano le persone che ci lavorano (ognuno per la sua parte e con la sua dignità) non mi stupisce che aziende che trattano le persone di merda facciano poi prodotti e servizi di merda, con una profonda insoddisfazione dei clienti.

Spero fortemente che chi vede le persone per selezionarle e poi non le degna neppure di una risposta "se non la chiamiamo non se ne fa nulla" si trovi, un giorno, nella stessa situazione.
Magari sono di quelli che poi fanno gli scandalizzati per come uno, a volte, viene trattato negli uffici della pubblica amministrazione.

Per forza poi, chi fa il mio mestiere, viene considerato uno stronzo sfruttatore.
A me piange il cuore quando la gente ci ringrazia semplicemente perché rispondiamo a chi ci manda un CV, sorpresa, perché non lo fa nessuno.
E nonostante quei tre o quattro che ognuno di noi ha assunto (e che ci sono anche in azienda da noi) ce la mettano tutta per farmi cambiare idea, continuerò a guardare con rispetto e a trattare da persone non da servi, tutti: chi lavora con noi, chi viene da noi a cercare un lavoro, coloro che passano da noi per lavoro.
E a odiare profondamente tutti i miei colleghi che trattano le persone da schiavi.
Se li vedo fallire, possibilmente senza un soldo (purtroppo a quelli veramente stronzi capita poco), ho profondo dispiacere per i loro collaboratori che perdono il posto, ma una sottile gioia  per loro, augurandogli di trovarsi davanti a uno che per lavorare gli offre 200 euro al mese, circa un euro all'ora, molto meno di quello che loro davano, ai tempi del benessere, alla loro donna di servizio.

E se lo ricordino i miei colleghi, che cercano sempre prodotti e servizi a prezzi che se uno ci pensa non possono essere remunerativi. Se pagate poco e male avrete pessimi fornitori, e pessimi prodotti.
E se lo ricordino i clienti, tutti vogliamo risparmiare, ma comperare a certi prezzi è solo connivenza con gli sfruttatori.

 

PS: questo post appartiene alla serie: anche gli imprenditori hanno figli che cercano lavoro.

martedì 5 febbraio 2013

Il problema di assumere persone

Siamo in una profonda crisi, ma ci sono comunque aziende che per fortuna o capacità non vanno male.
Qualcuna addirittura che ha budget in crescita importante.

Uno si dice: bene, con questa situazione è un piacere creare lavoro.
Poi si mette a (cercare) di farlo.
Per fare qualità servono anche persone in gamba e ben formate (anche per i semplici assemblaggi)

Come chiunque faccia impresa sa budget è ben diverso da ordini e in questo momento le situazioni sono variabili settimanalmente. Se la necessità che hai è di aumentare di circa il 10% il tuo personale non è una spesa che puoi fare diventare "fissa"a fronte di budget.
Ci piacerebbe tanto assumerli tutti a tempo indeterminato, meno problemi, loro più contenti, ma il mercato non ce lo permette.

Una volta per la stagionalità e i picchi usavamo le agenzie per il lavoro (internali). Adesso con i margini in continuo calo il costo aggiuntivo delle agenzie, soprattutto se per lungo tempo e diverse persone, è inaccettabile. Va detto che è aggiunto al "sovrapprezzo" contributivo per i contratti a termine.
Abbiamo anche sempre usato i contratti a termine.

Soluzione 1
Trattandosi di parecchie persone per parecchio tempo (sei mesi / un anno) scartiamo gli interinali per il costo.

Soluzione 2
Interinale + Contratti a termine
L'ideale sarebbe fare uno due mesi di "prova" poi se va bene assumerlo noi.
Peccato che nel frattempo dovremmo fare una pausa di 60 giorni (perlomeno secondo i nostri consulenti)

Soluzione 3
Contratto a termine
Dovremmo farli di 3 mesi e poi rinnovarli, ma si può fare solo 1 rinnovo, poi dopo sei mesi 90 giorni (tre mesi) di stop.
Non è che noi formiamo la gente e poi mettiamo un altro qualsiasi per 90 giorni. (il concetto che la politica ha degli operai è che siano carne da cannone, noi no)


Soluzione finale: li assumiamo a temine 6 mesi + 6 mesi.
E se poi il lavoro cala? Eh, li metteremo in cassa integrazione fino alla fine del contratto.
Assurdo? Certo.
Ma se le leggi le fa chi in azienda non c'è mai stato o pensa che un posto di lavoro debba essere più stabile di un matrimonio va così.

Tralascio per carità di patria il fatto che probabilmente 1o 2 assunti saranno irregolari perché superano la quantità di contratti a termine contrattualmente stabilita.
Se viene l'ispettore del lavoro mando lui in reparto a dire alla persona di andarsene immediatamente perché fuori quota.

Non mi aspetto un monumento perché creo lavoro, ma almeno non continui intralci.

mercoledì 14 novembre 2012

Chi di timbro ferisce...

Parlavo con un conoscente che fa il fiscalista per gruppi abbastanza importanti.

Mi raccontava (con rammarico e dispiacere più che con compiacimento) che nel contenzioso ormai ha rinunciato a difendere le aziende nella sostanza.

In pratica usa e ribalta, nei confronti di Agenzia e GdF, i loro stessi metodi.

E' diventato impossibile difendersi nel merito perché ultimamente molte verifiche sono fatte chiedendo alle aziende di dimostrare l'indimostrabile, con contestazioni folli sulla valenza economica delle operazione che possono portare benefici fiscali.
Con contestazioni di forma (manca la firma, il timbro, il visto) e non di sostanza.

E allora, mi ha detto, li combatto nello stesso modo.
Cavillando su timbri, firme, accessi, procedure ormai talmente complicati e bizantini che gli stessi controllori non sono in grado di eseguire correttamente.
E porta a casa il risultato, molto più che difendendosi nel merito.

Ecco, questa è l'Italia che chi fa il mio mestiere odia.

Assurda, burocratica, folle.
Dove la forma conta più della sostanza.
E chi vorrebbe fare consulenza si deve piegare a fare l'azzeccagarbugli.

Ma la bestia è affamata, e richiede sempre più tasse.

giovedì 18 ottobre 2012

Aiutare il lavoro

Stanno partendo gli incontri per la formazione sulla riforma del lavoro fatta dal Ministro Fornero.

Scene di disperazione tra i consulenti del lavoro, addetti aziendali, responsabili nelle associazioni.
Formatori neppure in grado di essere certi di come si dovrebbe operare.

Tralascio volutamente la qualità del testo (me ne dicono un gran male tutti).

Tre cose raccolte e raccontatemi al volo:

Firma per il licenziamento
Il team, rappresentante azienda, dipendente, relativi avvocati ecc va all'ufficio provinciale del lavoro. (tra l'altro da paese, facendo un po' di chilometri) Essendo l'ufficio nel capoluogo provinciale, dopo aver fatto un bel po' di chilometri per raggiungerlo dal paese.
L'addetto si rifiuta di controfirmare citando circolare che esiste ma non si sa bene da dove arriva.
Viene chiesto un documento che attesta che il team era lì per firmare (non so se l'hanno fornito).
Non si sa se il licenziamento è valido e in vigore.
 
Mi dicono anche che il modulo non ha il campo data (inutile come ben sapete per un documento che ha il fine di stabilire una data certa).

Sostituzione per maternità
Se voglio usare questa causale per assumere con contratto a termine una persona questa addetto può: - iniziare il giorno dopo che la sostituenda va in maternità,
- deve smettere il giorno che la mamma rientra.
E' chiaro a tutti che in azienda abbiamo dei soldatini assolutamente intercambiabili, nessuna necessità di formazione o di passaggio di informazioni.
Togli uno metti l'altro funziona tutto perfettamente. Come il Lego.

Contratto a termine
C'è una persona X in un ufficio in sostituzione maternità. Rientra la mamma Y. Il contratto scade.
Nel frattempo purtroppo un altra persona Z dello stesso ufficio ha un grave incidente, finisce in coma in ospedale.
Non posso riassumere X che è già formato, introdotto e aggiornato al posto di Z se non faccio passare i 90 giorni. Non conta nulla che le ragioni siano diverse, che sia oggettivamente dimostrabile che sono sostituzioni di persone diverse.
X non può essere riassunto.


Ecco questo spiega in che condizioni si lavora in questo paese.
Immaginate di essere direttore del personale e dovere spiegare questi bizantinismi ad uno che è seduto in un ufficio a New York e che con un tratto di penna è abituato a licenziare (pagando il disturbo, ma senza grossi problemi) migliaia di persone.
Probabile che alla prima occasione con un tratto di penna cancelli direttamente la fabbrica.

venerdì 10 agosto 2012

Generazione auto-perduta

Nonostante tutto, pare strano, ci sono aziende che assumo persone.
Magari, come noi, per esigenze prettamente stagionali e per periodi brevi di 4/6 mesi.
Non un lavoro a vita, ma, credo, se uno davvero vuole lavorare, meglio di nulla.

Parlo di esperienza vissuta direttamente, non per sentito dire.

La nostra è una azienda dove principalmente si fa assemblaggio in postazioni attrezzate. Ambiente pulito, luminoso, aria condizionata, ordinato. Certo i ritmi richiesti sono sostenuti, non impossibili ma non da battere la fiacca.
Sicurezza (e relative dotazioni) a livello maniacale.
Ambiente non litigioso e dove se vai a prendere il caffè o fai una battuta nessuno ti riprende.
Nel 70% dei casi si lavora seduti, quasi sempre senza particolari carichi (pesi ecc).
Cerchiamo di applicare la meritocrazia in tutto.

Da sempre per quei tipi di lavoro, molti dei quali non richiedono particolari competenze, per una nostra etica aziendale cerchiamo di inserire giovani alla prima esperienza o con bassa esperienza e competenze nulle (terza media ecc). Questo nella idea di dargli comunque una chance di cominciare e avere qualcosa nel CV. Non usiamo / accettiamo raccomandazioni.
Le assunzioni sono tutte regolari, fatte attraverso le primarie agenzie interinali e non ci sono cose strane, niente straordinari, se non salvo in certi periodi per tutti, nel qual caso regolarmente in busta.
Questo per dire che non saremo i vincitori del "great place to work" ma (e il turn over inesistente lo dimostra) potremmo candidarci.
Ogni tanto, quelli bravi, se ci sono esigenze di personale, vengono passati a termine per poi essere assunti a tempo indeterminato.

Primo problema: per trovare una persona mediamente facciamo almeno 7/8 colloqui su persone già filtrate dall'agenzia.
E notare che la nostra "pretesa" è che dimostri un minimo di voglia di lavorare e non sembri dormire in piedi.
Chi mi segue su twitter ricorda magari qualche perla che ho twittato e che arrivava dai colloqui, tipo "sono venuto via dal precedente lavoro perché oh, c'era da lavorare".

Secondo problema: il tasso di abbandono.
Quest'anno abbiamo aggiunto un record di 45 minuti. Cioè questo alle 8,30 (dopo la mezz'ora di introduzione all'azienda) ha iniziato a lavorare alle 9.15 se ne è andato perché "non stava bene" e non è mai rientrato.
Nella maggior parte dei casi la motivazione è quella sopra "c'è da lavorare", seguita dal "pensavo fosse diverso".
Tralasciando quelli che lavorano con una mano sola, semi-sdraiati sul banco di lavoro o usando l'altra per sostenere la testa (quelli li lasciamo a casa noi).
Io sinceramente non so cosa si aspettino ma credo che "lavorare" abbia un preciso significato, diverso da "ti paghiamo per stare lì seduto".
In qualche caso è venuta la mamma a lamentarsi che il figlio arrivava la sera a casa stanco.
Tralascio per carità di patria l'assenteismo del lunedì mattina per le storte del week end.
Va detto che ci sono anche alcuni casi di persone che quando sanno che entriamo in stagione vanno in agenzia a dire che sono liberi e verrebbero volentieri da noi.

Ne abbiamo parlato molto, ultimamente, increduli che in una situazione economica come l'attuale, nonostante tutto sia più comodo stare a casa mantenuti dai genitori che lavorare.

Alla fine la decisione presa è stata "alziamo l'età". Andando a prendere gente un po' più "vecchia" che ha le bollette da pagare, che ha lavorato in altri posti (e quindi magari apprezza di più la nostra azienda) che ha maggiori responsabilità. In qualche caso (siamo gente strana noi stessi) magari un po' strani e che in una azienda tradizionale guarderebbero di traverso.
Le cose sono decisamente migliorate.

Ma il disagio che provo dentro nel vedere dei ragazzi così distanti da quella che è la vita reale, non quella della TV o dei giochi, è un tarlo che mi porto dentro e mi fa molto male.

re-edit:
Come sempre a fianco di queste situazioni ci sono molti ragazzi bravi che si impegnano (che se no sembra sempre che ce l'ho con tutti).
E va detto che anche fra i cinquantenni miei coetanei conosco molta gente che ha voglia di far nulla o si "arrangia" nel sottobosco.

giovedì 9 agosto 2012

Qualità vò perdendo

I cinesi non riescono a fare qualità (elettronica a parte dove i controlli sono automatici) per il semplice motivo che non hanno il concetto di qualità.
Per loro comperare un paio di pantaloni è qualcosa inerente il costo, non la qualità del tessuto, la finitura, il "value for money".

In Italia abbiamo uno dei nostri punti di forza (non a caso siamo fortissimi nel sistema moda) proprio nella capacità di coniugare il gusto, i materiali, la qualità mantenendo un prezzo equilibrato o riuscendo spesso a ricavare un sovrapprezzo.

Ma questo è possibile se la qualità permea la società.

Sono molto preoccupato per il futuro, la crisi sta mettendo a dura prova le famiglie e la tensione economica sta portando anche da noi i mali americani del consumo a tutti i costi rinunciando alla qualità. 
E chi conosce il mercato USA sa di cosa parlo. Era Bill Gates, l'uomo più ricco del mondo che diceva di non avere mai speso più di qualche centinaio di dollari per un vestito (e si vedeva)?
Un concetto che porta a privilegiare la quantità alla qualità.
Avere, robaccia da poco, ma possederla. Avete mai visto le auto USA? Costano pochissimo, ma hanno un livello di finitura inaccettabile per l'Europa a parità di segmento.

Ma proprio così si perde il concetto diffuso di qualità che è basilare (per chi fa il mio mestiere) che i collaboratori abbiano.
La battaglia del "costare poco" l'abbiamo persa, a meno che, e non mi pare il caso, si torni allo schiavismo e riduciamo del 50/70% stipendi che già così sono insufficienti.
Ma se la battaglia deve essere "costa ma è di qualità" è assolutamente necessario che chi lavora sappia cosa vuole dire qualità, nella produzione ma anche nel servizio al cliente, nei flussi di lavoro interni, nell'agire quotidiano.

In una era di consumismo low cost il mio terrore è che la mentalità che si diffonde sia "si ma intanto costa poco".
Ci sono già i cinesi (e domani i vietnamiti, dopodomani qualcun altro) per quello.

O sapremo tornare eccellenti artigiani appassionati della qualità nel nostro lavoro, qualunque esso sia, o saremo perdenti.